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Le cinque giornate di Vo’ - 1 DI 6
Vo’ Vecchio e il canale del Bisatto
Prima giornata
Dov'è
Il viaggio comincia idealmente a Longare, dove dal Bacchiglione deriva il canale del Bisatto. Corre l’anno 1134 quando Vicenza decide di tagliare l’acqua a Padova deviando le acque del fiume che tocca entrambe le città. Uno scherzo mica da ridere. A risolvere la questione sarà qualche anno più tardi la pace di Fontaniva, che avrebbe consegnato il Bisatto a una più ragionevole funzione commerciale. Oggi la statale che va sotto il nome di Riviera Berica accompagna verso sud il canale, che poi aggira gli Euganei alla volta di Monselice. A proposito, Bisatto forse per via delle bisate, le anguille di cui pare fosse ricco, o forse per come poi serpeggia nell’attraversare la Bassa Padovana.
Si varca dunque il confine fra le due province e senza perdere di vista l’argine si raggiunge la prima meta: Vo’ Vecchio, dal latino vadum, guado e per estensione approdo, un’antica stazione fluviale. Oggi posto fuori dal tempo, con una piazza porticata tangente alla via d’acqua e la superba residenza dei Contarini, famiglia d’antico patriziato che darà ben otto dogi alla Repubblica di Venezia. Si sa com’è andata: nel Quattrocento la Serenissima è in armi contro i turchi sui mari, ragion per cui si rassegnerà all’idea di occuparsi anche della sua terraferma.
I Colli Euganei, campagne fertili e versanti da vigneto, offrono anche un’impareggiabile pietra da spacco, la ruvida trachite con cui verrà pavimentata anche piazza San Marco. Tutto converge verso il porto sul Bisatto – sacchi, botti, pietre sbozzate – per essere imbarcato sulle chiatte, che l’avrebbero disceso nel filo della corrente e poi risalito al traino di cavalli. Si può solo immaginare la concitazione del borgo e della sua osteria.
Di là dalla strada, più che una villa, quello dei Contarini si direbbe un palazzo: pianta quadrata e tre piani fuori terra, una scenografica scalea e saloni passanti. Dalle finestre, però, se ne recupera la dimensione rurale: le due fattorie a portici; il brolo curvilineo e oltre il parco la campagna di bonifica sullo sfondo dei colli. Oggi è tutto immobile sotto il sole d’estate: piante di giuggiole e nespole in un orto dimenticato; tortore che tubano e voci lontane; un ronzio di libellule sulle ninfee del canale. Il conservatore della villa è un tipo loquace e alla fine il discorso va sul mangiare: qui il venerdì son di precetto gli gnocchi, «vènare gnocolaro», e li fanno anche alla veneziana: burro, cannella e zucchero. Nel calice un Bianco dei Colli Euganei: Garganega, Tai, Serprina, Pinella, Moscato… uvaggio intrigante.
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Indice
INTRODUZIONE
Le cinque giornate di Vo’
1 di 6
Vo’ Vecchio e il canale del Bisatto
2 di 6
Zovon e la trachite del Rovarolla
3 di 6
Vo’, Città del Vino
4 di 6
Cortelà e le vigne del Monte Versa
5 di 6
Boccon e la Forca del Diavolo
6 di 6
Dal Monte Venda a Venezia...
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