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Villa Wollemborg, ma che bella storia!

Si passeggia nel parco romantico mentre la guida racconta dell’economista filantropo che diede vita alla prima Cassa Rurale d’Italia

Dov'è

Veneto

Via Aurelia, 2, 35010 Loreggia PD, Italia (27m s.l.m.)

Indicazioni stradali
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Anche il Veneto, al tempo della Gallia Cisalpina, aveva la sua via Aurelia… tracciata dal console Claudio Aurelio Cotta, partiva da Patavium (Padova) e saliva dritta verso Acelum (Asolo). Più o meno a metà strada si faceva tappa a Laurelia, l’odierna Loreggia, che dunque ha significativa origine. La via consolare trova oggi riscontro nella Strada del Santo, che di tanto in tanto riserva ancora scenari rurali di antica bellezza, il mosaico di coltivi delineato da corsi d’acqua e filari di cipressi.

Villa Wollemborg appare di là dalla curva di un canale, tra le siepi di bosso e i cipressi del giardino all’italiana; a fare da sfondo, il parco romantico, oltre il quale in passato si stendeva una grande tenuta agricola. Una costruzione importante, nella quale si riconoscono i segni della prima fase costruttiva quattrocentesca, quando era affiancata da una torre colombara. Era il tempo in cui la Repubblica di Venezia cominciava a guardare alla terraferma come scenario di quella fioritura economica e architettonica che avrebbe assunto i contorni di una vera e propria civiltà delle ville.

La proprietà di Loreggia lega la sua storia prima alla casata dei Polcastro, cui subentrano i Querini Stampalia, altro nome d’altissimo ceto nella Serenissima, che infine cedono il passo alla famiglia ebraica dei Wollemborg, tedesca d’origine e padovana d’adozione. Chi ama le vicende romanzesche troverà pane per i suoi denti, tanto più che il professor Marconato, storico dell’Alta Padovana, già sindaco di Loreggia, più che guida è una sorta di nume tutelare del luogo.

La villa, quattrocentesca, deve il suo attuale aspetto ai lavori del primo Ottocento

Intrecci familiari a parte, la villa è indissolubilmente legata alla figura di Leone Wollemberg (1859–1932), uno dei personaggi più in vista dell’Italia tra Otto e Novecento: brillanti studi in giurisprudenza a Padova, ma soprattutto una precoce vocazione per le attività filantropiche che gli meriteranno nel 1889 la medaglia d'oro dell’Esposizione Universale di Parigi e nel 1901 la nomina a commendatore dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. Il suo nome viene ricordato soprattutto per la fondazione nel 1883 della prima Cassa Rurale in Italia, proprio a Loreggia, sull’esempio della quale questi benemeriti istituti di credito cooperativo, per la prima volta vicini alle esigenze del mondo rurale, si sono poi diffusi in tutta la nazione.

In economia si parla infatti di ‘ascensore sociale’ per indicare il processo che consente ai singoli di migliorare la propria condizione di classe, e di «accesso al credito» come uno dei fattori determinanti per innescare questo auspicabile progresso. Per secoli, tuttavia, richiedere un prestito significava esporsi al rischio di entrare nella deleteria spirale dell’usura. Nelle città del Medioevo sono stati i cosiddetti ‘monti di pietà’ a porre freno alla piaga del credito a condizioni inique. Verso la fine dell’Ottocento, per quel che invece riguarda lo specifico del mondo rurale, sono state le casse rurali a offrire finanziamenti a lungo termine e basso interesse ai contadini, quando si trattava per esempio di riscattare un podere, passando dalla condizione di mezzadro a quella di titolare della propria azienda.

Oltre questa grande magnolia, uno scorcio del parco romantico

La fondazione della Cassa Rurale di Loreggia fu per Leone Wollemborg il primo passo di una brillante carriera politica: nel 1892 venne infatti eletto alla Camera dei Deputati in rappresentanza del collegio di Cittadella e nel 1901 ricoprì perfino la carica di ministro delle Finanze del Regno d’Italia nel governo Zanardelli. «La politica non deve essere per nessuno una via di far carriera,» – queste, le parole di un comizio – “ma una dura milizia, in cui bisogna portare molto fuoco d’amore e molto studio di pensiero.»

Sempre vicino al mondo rurale, Wollemborg viene ricordato soprattutto per la legge sul «chinino di stato», la sostanza che, distribuita nelle rivendite di sali e tabacchi, risultò fondamentale nella lotta alla malaria, che all’epoca anche in Veneto mieteva migliaia di vittime. Frustrato invece nella realizzazione di importanti riforme economiche, Wollemborg preferì ritirarsi dall’agone politico. Il suo nome resta piuttosto legato al mondo del credito cooperativo tant’è che il punto d’arrivo della sua carriera di economista filantropo viene considerata la costituzione nel 1909 della Federazione Italiana delle Casse Rurali, tutt’ora operante sebbene sotto una diversa denominazione.

Una fioritura d'iris d'acqua lungo il canale che incornicia la tenuta

La villa conserva una fascinosa atmosfera ottocentesca, ma la parte più amena della visita è la passeggiata nel parco che le fa da sfondo. A impostarlo è Giuseppe Jappelli (1783-1852), che gli appassionati conoscono come uno dei grandi nomi del giardino romantico, ma ricordato anche per quella bizzarra meraviglia architettonica del Caffè Pedrocchi, a Padova.

La mano dell’architetto si coglie innanzitutto nella magistrale regimazione delle acque del Rustega che fanno da cornice al parco offrendo tra l’altro l’emozione di un pittoresco cammino in un boschetto di bambù. Ed è un attimo scorgere un martin pescatore sfrecciare a filo d’acqua come un fulmine iridescente.

Gli appassionati di botanica si soffermeranno di fronte a certi alberi monumentali, come una Sophora japonica plurisecolare che con i suoi rami penduli forma una sorta di cupola vegetale. Il sentiero si inoltra nel bosco e raggiunge un tempietto neoclassico, irrinunciabile accessorio dei giardini all’inglese, che in questo caso accoglie le spoglie mortali di Leone Wollemborg.

Poi dall’ombra del ricordo è un attimo passare al pieno sole dell’ovale erboso che si apre al centro del parco: un galoppatoio, o cavallerizza, la sua probabile funzione, ma anche un elemento indicativo di quel chiaroscuro d’ispirazione massonica tipico dei giardini dello Jappelli. Discorsi intriganti, che il professor Marconato sarà lieto di sviluppare...

Nel cuore del bosco, il tempietto che accoglie le spoglie mortali di Leone Wollemborg

Conclusa la visita, resta solo un’ultima cosa da dire. Tra le benemerenze di Leone Wollemborg viene infatti annoverata la promozione della linea ferroviaria Ostiglia-Treviso, opera pubblica che con una lunga diagonale avrebbe collegato il comune lombardo sul Po alla città veneta facendo rete con le principali città del Nord-Est. La nuova ferrovia aveva motivo d’essere nel quadro strategico del Nord-Est in caso di guerra con l’Austria, ma Wollemborg la caldeggiò anche perché avrebbe servito il territorio dell’Alta Padovana che rappresentava in Parlamento con una stazione proprio nella sua Loreggia.

In termini d’attualità è interessante segnalare come il tracciato ferroviario, dismesso nell’ultimo dopoguerra, abbia trovato nuovo futuro come pista ciclopedonale. Tra le mete di un’agevole pedalata da Loreggia: la Rotonda di Badoere, specie nelle domeniche del mercatino dell’artigianato, oppure l’area naturalistica delle sorgenti del Sile, a partire dal pittoresco mulino di Cervara. Uno dei passaggi più belli, la passerella che supera il Brenta, allungando lo sguardo verso le spiaggette tentatrici disegnate tra i salici.

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Francesco Soletti

18 luglio 2020

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