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Sala Veratti: un gioiello nascosto nel borgo di Varese
Un salotto di arte e cultura tra i più belli in città
Dov'è
Cos'è e dov'è
Sul limitare dell’antico borgo di Varese, si trova un gioiello inaspettato, un salotto cittadino che è sede di bellezza e cultura grazie alle mostre ed esposizioni che ospita, ma anche preziosissimo scrigno. Stiamo parlando della Sala Veratti, un’aula di dimensioni ridotte, finemente affrescata che, lungi dall’essere semplicemente museo di sé stessa, reclama il suo spazio nella vita quotidiana della città ospitando molti eventi culturali.
Perché è speciale
Luogo di mostre ed esposizioni e sede dei Musei Civici, presenta splendidi affreschi di raffinata qualità pittorica raffiguranti Re Davide, l’Annunciazione, i Simboli della Passione, Dio Padre e lo Spirito Santo, da attribuire a Donato Mazzolino; sulla parete di fondo, databile intorno al 1700, si notano la Nascita di Cristo, l’Annuncio ai pastori e l’Adorazione del Bambino. A partire dal 1736 vi lavorarono Pietro Antonio Magatti e i fratelli Baroffio i quali si dedicarono alla realizzazione dei medaglioni con le Sibille e i Profeti.
Da non perdere
La vera forza di questo luogo, sede dei Musei Civici, è la capacità di coniugare un apparato pittorico così imponente con mostre incentrate su produzioni artistiche ed artigianali di vario tipo ed epoche diverse. L’effetto è incredibile: sembra quasi che gli splendidi affreschi e i personaggi rappresentati sorveglino le opere esposte nella sala. Qualcuno potrebbe avere persino l’impressione che proprio queste figure guardino alle mostre con benevolenza, e le avvolgano in un tenero abbraccio.
Un po' di storia
Sala Veratti, acquisita dal Comune di Varese nel 1986 da Pietro Veratti, fu il refettorio dell'ex convento di Sant'Antonino. La storia comincia nel 1567, quando a seguito della soppressione del convento di Luvinate per volere di San Carlo Borromeo, le monache furono trasferite a Varese per educare le bambine del borgo. I lavori per il refettorio cominciarono nel 1599, mentre la sua decorazione risale alla prima metà del ‘700. L’accesso alla sala non è più quello originale che si apriva sul chiostro, ma è stato spostato in via Veratti, costruita in seguito al tombinamento del fiume Vellone che in passato costeggiava l’edificio.
Curiosità
C’è un passaggio nella storia di Sala Veratti che lascia a bocca aperta: pensate che negli anni ‘50 del 1900 sareste potuti venire ad affidare le vostre vecchie scarpe ad un calzolaio che aveva la sua bottega proprio qui.
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