Palazzo Moroni, il parco segreto nel cuore di Bergamo Alta
Un palazzo ricco di arte, bellezza e natura si nasconde dietro un piccolo portone di Bergamo Alta
Dov'è
Cos'è e dov'è Palazzo Moroni
Se l’ingresso è modesto, sulla via che porta alla Funicolare e poi alla Piazza di Bergamo Alta, è solo perché lo spazio esiguo non consentiva altro ai Moroni, quando si fecero costruire il Palazzo, tra il 1636 e il 1666. Ma l’idea di sobrietà è subito smentita dallo scalone monumentale dai soffitti affrescati con le storie di Amore e Psiche, che conduce alle sale di rappresentanza al piano superiore. L'impressione di chi sale è che lo spazio si dilati gradino dopo gradino.
Perché è speciale: i soffitti trompe l’oeil
Le sale sono spettacolari, rese ancora più imponenti dall’effetto delle finte architetture dei soffitti, che le fanno sembrare ancora più alte: nella Sala della Gerusalemme liberata, ad esempio, le finte colonne creano un effetto ottico sorprendente, e nella Sala dei Giganti sembra che i massi divelti possano davvero cadere sul visitatore. Qui c’è tutta la teatralità e la volontà di stupire del Barocco.
La quadreria e il Gentiluomo in rosa
Prima di lasciare le sale occorre soffermarsi sulla quadreria: una cinquantina di opere soprattutto lombarde di assoluto rilevo. L’attenzione è irresistibilmente attratta dal Gentiluomo in rosa, l’opera più famosa del Moroni, celebre pittore bergamasco del ‘500 (nessuna parentela coi proprietari del palazzo). È curioso che, proprio in un palazzo così sontuoso, l’opera ci inviti a riflettere sulla caducità delle cose umane, con le architetture in rovina che fanno da sfondo al ritratto.
Da non perdere: la campagna nascosta in Città Alta
Terminata la visita alle sale si esce sul giardino, ed è qui la vera sorpresa: in pieno centro di Bergamo Alta si apre un giardino pensile su tre terrazzamenti collegati da scalette che arrivano fino alla torretta ottocentesca, il Pensatoio. E poi l’Ortaglia, una distesa di campi (ben due ettari e mezzo) con una spettacolare vista sulla città bassa. Era destinata a coltivazioni utili per la famiglia ed è miracolosamente rimasta intatta, un angolo di autentica campagna in città. Vi si trovano viti su pergole, ciliegi, gelsi, prati, e persino un roccolo. Ci vive anche una famiglia di tassi, per cui è stata individuata un’area di rispetto.
Un po’ di storia: i gelsi dei Moroni
La famiglia Moroni, originaria di Albino, non era nobile ma si era arricchita con la coltivazione del gelso e l’allevamento del baco da seta. A dimostrazione della ricchezza acquisita si fecero costruire un palazzo di città e ne affidarono gli affreschi al cremasco Gian Giacomo Barbelli nel 1649. Oggi appartiene al FAI. Proprio alla coltivazione del gelso, il muron, come si dice in Lombardia, la famiglia deve il suo nome. Il gelso si trova anche nel suo stemma.
Curiosità: palazzo con vista
Il palazzo è l’unico della strada a non avere dirimpettai. Infatti, durante la ristrutturazione del 1878, il conte Moroni (nel frattempo la famiglia aveva acquisito il titolo nobiliare), comprò l’edificio di fronte e lo fece demolire perché ostruiva la vista alle finestre del piano superiore.
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