SHARRYLAND
Museo «E Dubarìe», la storia che rivive nel presente
Un uomo e il suo museo che ti entreranno nel cuore
Dov'è
Cos'è e dov'è
Passeggiando nel piccolo borgo medievale di Rocchetta decidiamo di avvicinarci al torrente Barbaira. Qui, superato il ponte che da via XX Settembre ci conduce all'ingresso del paese vecchio, troviamo un'insegna in legno con una scritta intagliata ad arte che indica l'ingresso al museo Dubarìe. Arrivati al cancello in ferro battuto, scorgiamo un signore intento a parlare con un gruppo di turisti stranieri e, intanto, sbirciamo all'interno. La curiosità ci spinge, infine, a varcare la soglia...
Perché è speciale
Subito Enrico ci viene incontro, accogliendoci con garbo nel suo mondo degli antichi mestieri e della storia culturale della torre delle Dubarìe. «Sapete, "dubariè" significa, in gergo locale, "bassofondo", in una zona "maleodorante" e "malsana"». Potrebbe, di primo acchito, non sembrare un complimento, ma il senso che gli viene attribuito ha un inestimabile valore storico-culturale. «L'odore è, in questo caso, quello della lavorazione di pelle o della pesta riferito alla canapa che qui, a Rocchetta Nervina, si lavoravano.»
Da non perdere
«Venite con me!» esclama Enrico, facendo strada. Dopo aver superato la terrazza esterna ai piedi della bianca torre di pietra, fra gli attrezzi da concia e il bancone da antica officina, arriviamo ad un anfratto scavato nella roccia, poco sopra il livello del torrente. «Ho progettato e realizzato da me questa ruota a ritrecine formata da 18 cucchiai di faggio. Una riproduzione fedelissima a quella reale.» L'acqua, colpendo i cucchiai, mette in moto la ruota che trasmette il movimento alla macina nel locale superiore.
Un po' di storia
«Nel 2015 ho acquisito questi spazi, diventati discarica di immondizie, per creare un mio deposito, visto che abito qui di fianco. Durante l'operazione di recupero, tutta a mio carico, scoprii che l'intero fabbricato era nato come antica conceria.» Da quel momento in poi Enrico va oltre il progetto di deposito personale: il suo interesse archeologico è improntato alla valorizzazione e al recupero storico. «Con la scoperta del mulino a ritrecine emerge un borgo dedito all'artigianato locale, anche in tempi antecedenti rispetto alle concerie.» Patrimonio recuperato e messo a disposizione della comunità grazie a un duro lavoro durato ben 3 anni.
Curiosità
Enrico è anche un appassionato di pittura. Nel museo c'è una saletta dedicata al compartimento artistico artigiano e percorrendo la scala che conduce allo studiolo in cima alla torre, si nota un'opera d'arte di dimensioni notevoli che rappresenta meticolosamente l'intera valle Barbaira. Rimaniamo affascinati dai mille colori ed Enrico ce lo illustra, raccontandoci aneddoti straordinari della sua vita. È questa l'esperienza più viva, profonda, e che ci ha arricchito di più, in questo nostro viaggio nel Ponente Ligure.
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