SHARRYLAND
Dov'è
Cos'è e dov'è
Ha dell'incredibile come quest'opera riesca a condensare in un piccolo spazio tanta dolcezza, grazia ed intimità. La Madonna della Tenerezza di Andrea Mantegna a prima vista potrebbe sembrare una scultura. Vi stupirà sapere che in realtà è un disegno su pergamena con fondo dipinto a tempera. Quasi a voler suggellare una volta per tutte il legame Madre-Figlio, il Mantegna traccia a penna queste due figure che, stagliate contro i colori delle rovine dello sfondo, sembrano essere fatte di puro marmo.
Perché è speciale
Siamo abituati a vedere quadri o sculture che rappresentano la Madonna col Bambino, così come sappiamo riconoscere anche i trompe-l'oeil architettonici in cui a volte ci imbattiamo, ma credo sia veramente difficile affermare di aver visto un artifizio del genere da qualche altra parte. La naturalezza con cui il monocromo delle due figure umane si stacca dallo sfondo, ha qualcosa di magico ed inaspettato. Lo sfondo, per quanto notevole, fa solo da contorno, e quasi sfuma alla nostra vista, tutta concentrata su quel disegno che ha la forza e la presenza di una statua, ma una statua così bella e realistica, che ti siederesti a fissarla per ore, convinto che prima o poi coglierai un suo movimento.
Un po' di storia
Si dice sia maleducazione regalare qualcosa che noi stessi abbiamo regalato. Francesco Gonzaga, invece, ritenne appropriato omaggiare la corte milanese di un quadretino raffigurante una Madonna con Bambino eseguita da Andrea Mantegna. Avendolo saputo da Francesco stesso, Andrea Mantegna decise di farne un secondo che potesse questa volta rimanere a Mantova. Riprese allora lo strato più superficiale della sua incisione Madonna con Bambino, e ne ricavò il magnifico disegno che oggi conosciamo. Anche questa Madonna, però, con il tempo lasciò Mantova, e viaggiò molto per raggiungere i diversi collezionisti che via via la possedettero. Nel 2006 è stata esposta a Padova per una mostra sul Mantegna. L'anno successivo l'opera è stata data in deposito ai Musei Civici Eremitani, sempre a Padova, e da allora è in esposizione, per suscitare l'ammirazione di quanti si soffermano a guardarla.
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