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Le «sostre» e la vita contadina della Valle d'Intelvi
La storia rurale raccontata all'ombra delle antiche stalle alpigiane
Dov'è
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Piccole stalle in pietra
Se ci si avventura in bici o a piedi per la Valle d’Intelvi ci si troverà immancabilmente ad attraversare i pascoli che da secoli vengono usati dai residenti per l’alpeggio del bestiame. Soprattutto per chi vive in città, la vista di questi pacifici animali che si godono i prati suscita molta simpatia, ma per chi ha occhi attenti, può anche raccontare dettagli molto interessanti sulla vita degli agricoltori intelvesi. In particolare, potreste aver notato qua e là delle piccole costruzioni in pietra che spuntano in mezzo ai prati. Semplici e pratiche, quelle che avete visto sono le «sostre», stalle che servivano a proteggere il bestiame e chissà, anche qualche pastore, durante i mesi di alpeggio. Ma come finivano qui gli intelvesi?
Nonostante la dolcezza e la bellezza del paesaggio, gli abitanti della valle dovevano affrontare ogni giorno molte, durissime sfide. La terra, per esempio, è a prevalenza rocciosa e calcarea, oltre che scoscesa, condizioni che obbligavano i coltivatori a creare dei terrazzamenti sui quali seminare tutto ciò di cui potevano avere bisogno, dalla vite al grano, dal granturco alle patate e alle rape. Spesso queste persone vivevano in cascine ai margini del paese, e siccome non potevano vivere solo del loro raccolto, possedevano almeno due mucche a famiglia. I più fortunati avevano anche qualche pecora, un maiale e alcune galline. Le mucche erano munte all'alba di ogni giorno e il latte veniva usato in famiglia per produzioni casare casalinghe, oppure, condotto in latteria sociale e lavorato dal casaro addetto, che restituiva le forme stagionate in percentuale rispetto al latte versato.
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Alpeggio
In estate le mandrie venivano condotte all'alpeggio di cui disponeva ciascun paese della Valle. Ed era di notte, durante i temporali estivi e nelle ore di canicola che si rifugiavano nelle «sostre», le antiche stalle basse in pietra costituite da tre pareti e tetto. Gli esemplari che troviamo ancora oggi sono in Alpe Grande e in Alpe Squadrina sulla strada per il Monte Generoso e al Pian delle Alpi, in Cerano d'Intelvi. I giovani che prestavano le cure alle mucche al pascolo erano conosciuti come «famèll», i lavoratori della stalle, che rimanevano spesso per interi periodi soli in montagna. Erano accompagnati dai «cascen» che conducevano le greggi e con i loro fischi sibilanti radunavano pecore e capre guidandole negli spostamenti. Nelle notte questi ragazzi scendevano a valle trasformandosi in «spalloni», ossia contrabbandieri verso il confine svizzero. Le bestie con i loro pastori tornavano in paese ai primi freddi, dove quotidianamente, erano accompagnate in processione alla fontana comunale per l'abbeveraggio.
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La vita della valle
Certo, l’agricoltura non era l’unica attività praticata. Molti aspetti dei tempi passati possono essere colti visitando il Museo Etnografico della Civiltà Contadina, delle Arti e dei Mestieri di Casasco d’Intelvi, dove sono raccolti molti oggetti appartenenti alla vita quotidiana delle famiglie, ed anche attrezzi da lavoro. Anzi, proprio perché non tutti i mestieri si prestano ad essere rappresentati nelle sale di un museo, alcune testimonianze si trovano anche all’esterno. È il caso, per esempio, del «carbunàtt», l'addetto alle carbonaie che producevano il carbone utilizzando il legname delle faggete. La carbonaia (il piuatt) era a forma di imbuto rovesciato dalla cui sommità era alimentato il fornello interno per 40 giorni, curato giorno e notte. Il fuoco bruciava la legna coperta da uno strato di terra e doveva essere il più lento possibile per esaurire tutto l'ossigeno e trasformare la legna in carbone. Per controllarlo il carbonaio coglieva segnali come il colore del fumo e la temperatura della terra che ricopriva la carbonaia; per regolare la temperatura erano praticati dei fori in essa (i pipei) per far respirare il fuoco.
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La storia si impara viaggiando
Sono davvero tante le memorie legate a questa valle, e per raccontarle tutte ci vorrebbe davvero troppo tempo, ma c’è una soluzione: scarpe comode e zaino in spalla, a percorrere i sentieri che collegano tra loro i borghi di Centro Valle Intelvi,, tenendo gli occhi aperti per scorgere le sostre, le carbonaie, i castagneti… elementi apparentemente semplici, sicuramente umili, eppure che tanto hanno influito sulla storia locale!
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