SHARRYLAND
La via degli scalpellini e il Sacello del Cornon
Per ripercorrere i passi della storia e dell'arte
Dov'è
Il sentiero degli scalpellini
Dalle antiche borgate di Pove del Grappa parte un cammino che in passato permetteva agli scalpellini di raggiungere le cave della zona, poste a 700 metri sul livello del mare. È un sentiero selciato che in passato ha visto salire e scendere uomini ed attrezzature spartane, mogli con cibo e preoccupazioni, fanciulli rumorosi, anziani laboriosi… una mulattiera che porta alle cave passando per il sacello del Cornon. Oggi è una passeggiata che dal centro del paese porta ad immergersi nella natura. In poco tempo ma con qualche sforzo si arriva al sacello, e da lì si possono intraprendere diversi sentieri alla scoperta di queste montagne. Un’opzione molto suggestiva è il sentiero delle gallerie, che attraversando passaggi aperti sul fianco della montagna ci permette poco a poco di tornare in paese, senza mai far mancare un ampio panorama sulla valle.
La Madonna del Cornon
Il sacello del Cornon è un tempietto devozionale che con la sua volumetria classica e regolare e le colonnine eleganti, spicca nella natura circostante, indomita e libera. Venne costruito dagli scalpellini nei primi anni del 900, e da loro dedicato alla Madonna a protezione della comunità Povese. Uno dei momenti più suggestivi per visitarlo è il primo maggio, al principio del mese dedicato alla Madonna, giorno nel quale viene celebrata la Santa Messa al sacello del Cornon.
Nonostante le piccole dimensioni, per gli abitanti del posto è un luogo dalla forte spiritualità. Lo testimonia una targa che si incontra poco dopo il sacello stesso, la quale ricorda il coraggio e la perseveranza di Don Balasso: era il parroco del paese che ormai debilitato ed indebolito dalla malattia aveva espresso il desiderio di tornare in visita alla Madonna del Cornon. Alcuni parrocchiani allora, attrezzata una vecchia slitta vi fecero salire il parroco per poi trascinarlo fino all'amato sacello. Un piacevole ricordo dello spirito di condivisione, altruismo ed umanità che animavano le nostre piccole comunità.
Le cave di Pove, tra passato e presente
Passando oltre si giunge allo sperone delle cave, un punto di osservazione privilegiato sul territorio e sulle bellezze circostanti. Tanto per fare un esempio, da qui lo sguardo può protendersi fino a Bassano del Grappa, arrivando a distinguere il suo Ponte Vecchio, ma può vagare ancora più in là, verso la pianura ed i Colli Berici, un autentico spettacolo.
Gli scalpellini si inerpicavano lungo questa mulattiera per poter raggiungere la cava, per secoli fulcro dell’economia di Pove del Grappa. Già nel ‘500 l’architetto Scamozzi lodava la quantità e la qualità delle lastre marmoree estratte qui a Pove. Delle diverse tipologie, quella che maggiormente caratterizza questo luogo è il «biancone», un marmo che deve il suo nome al colore bianco o bianco avorio. La buona qualità del materiale si rifletteva nella maestria degli artigiani locali: non per niente il lavoro degli scalpellini Povesi è stimato in tutto il mondo. Un lavoro duro, pericoloso, che li portava a cavare il biancone in quota per poi portarlo a bottega, dove veniva sapientemente lavorato. Sul finire dell’800 però, l’attività estrattiva entrò in crisi: molti scalpellini preferivano andare altrove, poi arrivarono le guerre e il settore non si riprese più. Oggi la cava rimane come monumento agli scalpellini e alla loro arte. Poco lontano, anche il loro antico ricovero racconta echi di quel passato industrioso, ed insieme alla cava offre al camminatore attento l'occasione per immaginare un luogo allora intriso di sudore e di fatica.
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