SHARRYLAND
La Pietà del Gagini
Una bellezza così composta ed elegante che nemmeno un terremoto l'ha potuta scalfire per davvero
Dov'è
Cos'è e dov'è
Appare in una nicchia dipinta in trompe-l’oeil. Non se ne è potuta permettere una vera perché è arrivata qui reduce da un terremoto, ferita e disorientata. Eppure la lucentezza del marmo bianco carrarese che la compone irraggia ancora la solenne dignità del dolore della Vergine avente in grembo il Cristo morto. Una mano regge il figlio, ormai abbandonato alla morte, l’altra si posa sul cuore, quasi volesse provare ad infondere un po’ della sua vita, o almeno del suo infinito amore, nel corpo senza vita.
Perché è speciale
La maestria di Gagini nel modellare il freddo marmo in un dolore così intenso e profondo, è davvero impressionante. E nonostante la compostezza della composizione, questi sentimenti si amplificano e si fanno universali grazie all’aiuto del basamento. Proprio qui sono raffigurati a bassorilievo San Michele Arcangelo, San Tommaso d’Aquino che calpesta Averroè, attorniati da un gruppo di persone che leggono, e San Giovanni battista, testimoni di quanto accaduto.
Da non perdere
Se poi ci concentriamo sul volto di Cristo, le emozioni della Madre vengono accolte ma dissipate dalla serenità che vi si legge. Non è più un figlio perduto nella morte, ma il Figlio che attende la resurrezione. Ai più arditi potrà sembrare una specie di profezia sul destino della statua stessa: schiacciata e danneggiata dal terremoto del 1783, ha atteso decenni nella dimenticanza, per poi essere restaurata a Firenze, ed esposta nella Chiesa matrice di Soverato Superiore.
Un po' di storia
Antonio Gagini, del ramo palermitano della famiglia di artisti, lasciò opere in tutta la Calabria, tra cui questa Pietà completata nel 1521. La realizzò per il convento di Santa Maria della Pietà, e qui rimase fino al terremoto del 1783, che danneggiò gravemente sia la struttura che la statua. In seguito a questo evento, il convento venne abbandonato, e gli arredi sacri divisi tra Soverato e Petrizzi. La «Deposizione» in particolare fu causa di una serie di liti fra contendenti, finché, non venne posta su un carro di buoi senza conducente, e affidata alla volontà di Dio… e i buoi presero la via di Soverato.
Curiosità
L’origine della materia prima usata dallo scultore è avvolta nella leggenda. Si narra che fu il beato Zumpano a cercare il blocco di marmo che sarebbe stato scolpito. La sua ricerca lo condusse fino a Messina, ma durante la navigazione sullo stretto, si accorse di una barca che cercava invano di recuperare un blocco di marmo affondato in un nubifragio. Il frate allora, si mise a pregare e, tirando leggermente l’ultima funicella rimasta attaccata alla pietra inabissata, la sollevò fino al punto più comodo per il recupero. Tanta fu la meraviglia che suscitò nei marinai, che convertì il padrone della nave.
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