«La Grande Guerra del Salento»: viaggio tra cinema e storia
Scoprire un Salento diverso, a spasso tra le location di un film coraggioso
Dov'è
Evviva il cinema indipendente e coraggioso! «La Grande Guerra del Salento» (regia di Marco Pollini, 2022), è un film ambientato nel basso Salento nel secondo dopoguerra. Narra la storia del primo tifoso nella storia del calcio italiano a perdere la vita per una partita di pallone. Fu il tragico epilogo della rivalità tra due paesini, Supersano e Ruffano, che nel film ritroviamo nella loro bellezza ruvida e scabra come i tronchi degli ulivi che li circondano.
Seguiamo le vicende dei protagonisti lungo le strade assolate di Supersano, tra storia locale, magia del cinema e paesaggi antichi. Ci accompagnano le parole del prof. Bruno Contini, storico locale innamorato del suo territorio e autore del libro da cui il regista Marco Pollini ha tratto il film.
Il castello degli Orsini del Balzo
Ovvero: l’assalto al bus - Una struttura massiccia e un mastio possente… Ne ha viste tante questo castello, costruito nel XII secolo e diventato il cuore di Supersano. Oggi aggiunge alla lunga lista di onori anche l’orgoglio di essere nella scena dell’assalto al bus nel film «La Grande Guerra del Salento».
Il santuario della Beata Vergine di Coelimanna
Ovvero: dove le donne andavano a pregare - Un santuario in cima a un’alta scalinata e una suggestiva cripta bizantina: testimoni della devozione dei supersanesi per la Madonna di Coelimanna, che qui, secondo la tradizione, apparve a una pastorella. Il miracolo è raccontato all’interno del santuario in un trittico di cartapesta di inizio Novecento, opera di un artista leccese, Giuseppe Manzo. Alzate però gli occhi al cielo per ammirare la copertura a «doppia stella», molto singolare in meridione.
La chiesa di S. Michele Arcangelo
Ovvero: il cuore del borgo - La piazza, la chiesa, l’osteria. Sono questi i luoghi d’incontro e scontro nel film. La chiesa madre risale al 1700 e nel corso dei secoli è cambiata molto. L’altare su cui il sacerdote celebrava la messa all’epoca del film (1948-49) era ben diverso da quello attuale, che brilla dei meravigliosi mosaici dell’artista gesuita Marko Ivan Rupnik.
La masseria Le Stanzìe
Ovvero: le stanze di Agnese - Dal lontano 1500 la masseria vigila sulla campagna di Supersano, ma gli scavi archeologici rivelano origini ben più antiche. Gli interni conservano i camini, i pavimenti in cotto, gli arredi rustici di un tempo. Oggi è un accogliente agriturismo, ma nel film è la casa di Agnese.
La masseria Macrì
Ovvero: la casa di don Alfredo - La masseria sorgeva lungo la Strada dell’Olio, ai margini del Bosco di Belvedere, scomparso alla fine dell’800. Oggi accogliente B&B, nella «Grande Guerra del Salento» è la casa di don Alfredo: gli interni conservano straordinarie decorazioni a secco sulle pareti risalenti al 1700.
La masseria Sombrino
Ovvero: Rosso Sangue, Rossa Terra - Anche questa masseria - oggi B&B - risale al 1500, ma ci sono tracce di insediamenti molto più antichi, preistorici e bizantini. Nel tempo ha subito molti rimaneggiamenti ma all’interno conserva ancora arredi e corredi tradizionali e un prezioso museo della civiltà contadina. Qui è stato girato il videoclip di «Rosso Sangue, Rossa Terra», nella colonna sonora del film.
Una comunità intorno a un film
Un film è un'opera collettiva, sempre. Non solo racconta, insegna, ricorda, immagina, ma agisce e trasforma! Le comunità si aggregano, l'identità dei luoghi esce dai confini comunali e va per il mondo, i riflettori si accendono su un'Italia resiliente e autentica. E noi ci auguriamo che seguire le orme di un film possa diventare un modo intelligente e creativo di viaggiare alla scoperta dell'Italia.
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