SHARRYLAND
La Cantina dei Santi di Romagnano Sesia
Un Re Davide nascosto fra i santi e il vino
Dov'è
Cos'è e dov'è
Il complesso è costituito da un corpo di fabbrica seminterrato, a ridosso di altre abitazioni ed edifici costruiti in epoche più recenti. Un doppio portico, in parte medievale, in parte del Settecento, introduce ad un locale molto suggestivo: pareti fatte di ciottoli di fiume disposti a spina di pesce e legati con la malta, salgono fino ad una volta a botte in mattoni. Questa bellissima struttura era, ed in parte è ancora, ricoperta da un vero tesoro: un ciclo di affreschi che racconta le vicende bibliche di Re Davide, databili alla metà del XV secolo.
Perché è speciale
È un luogo misterioso, un tesoro nascosto tra gli abitati che racchiude importanti e affascinanti affreschi unici nel loro genere. Sono qui narrate, in 28 riquadri, le vicende di re David, tratte dal testo biblico del I e del II libro di Samuele. Il protagonista e la storia acquisiscono i tratti di una vicenda cavalleresca, che va dagli anni dell’infanzia fino alla proclamazione di unico capo di Israele, attraverso imprese che lo rendono popolare e amato, tanto da diventare un vero e proprio eroe ed elemento pacificatore e unificatore del suo popolo sparso e diviso.
Un po' di storia
Questi ambienti sono gli ultimi superstiti dell’abbazia di San Silvano, smantellata ormai da secoli. Il nome che conosciamo deriva dall’uso che se ne è fatto per lungo tempo: una cantina per la vinificazione. La collocazione delle botti, e gli effetti della lavorazione hanno rovinato gli affreschi, tanto che le figure non più riconoscibili, sono state interpretate come la vita di un santo. Da qui, Cantina dei Santi. Solo grazie al restauro del 1975, che ha reso comprensibili le didascalie poste sopra i riquadri, è stato possibile dare una corretta lettura agli affreschi.
Curiosità
Tra le figure riconoscibili, sono presenti diversi stemmi araldici di elementi di spicco della comunità monastica dell’abbazia: uno stemma con fascia bianca in campo blu è riconducibile a Benedetto Caimo, Abate commendatario nel 1513; un altro con aquila e tizzoni accesi, è riferibile alla famiglia dell’abate Pietro Tizzoni (metà del XV secolo).
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