Dov'è
Cos'è e dov'è
Nell’Alto Trevigiano, tra il Piave e le colline, «là dove il letto del fiume si restringe tra due promontori rocciosi», si intravede dal Ponte di Vidor la meravigliosa Abbazia di Santa Bona. Il complesso, con la chiesa di stile Romanico e il chiostro di stile Gotico, si stende pacifico lungo le sponde del fiume, e si ammanta di quel silenzio ovattato tipico dei luoghi dello spirito immersi nella natura. Perché Santa Bona? Perché è qui che sono custodite le reliquie della santa, da sempre oggetto di culto popolare. Secondo la tradizione fu un cavaliere, Giovanni Gravone a portarle dall’Egitto.
Perché è speciale
A guardarla oggi non si capisce fino in fondo quanto fosse importante questa abbazia. Allargando lo sguardo sul territorio circostante, però, la cosa cambia: proprio i monaci furono il fulcro di una grandiosa opera di bonifica e di messa a coltura dei terreni di tutto il Quartier del Piave. È questa l’origine dei «Palù», un sistema agronomico denominato Valbone che è ancora oggi uno dei migliori esempi di tutta l’Italia settentrionale. I Palù del Quartier del Piave rientrano in programmi di tutela, e fanno parte di Rete Natura 2000, un insieme di zone protette istituite dalla Comunità Europea.
Da non perdere
Ci sono due affreschi antichi che ci parlano della vita dell'abbazia nella sua epoca d’oro. Il primo nella chiesa, rappresenta San Cristoforo, patrono dei traghettatori che qui erano molto attivi per via del guado del fiume che si trovava a poca distanza. Il secondo spicca su una parete del chiostro: è un grande affresco che testimonia la presenza degli abati pomposiani in Abbazia e della funzione del luogo come stazione di arrivo e partenza dei pellegrinaggi.
Un po' di storia
Costruita tra il XII e il XIII secolo, fu la prima Abbazia dipendente da Pomposa nella diocesi di Ceneda e quella più a Nord di tutto il territorio e nel 1175 meritò la dicitura di Monastero. Come molte altre abbazie ebbe periodi di fioritura ed altri di abbandono, tanto da essere venduta a privati. Prima della disfatta di Caporetto qui era stato allestito un ospedale da campo che poteva contenere 100 letti, smobilitato dopo la rottura del fronte. L’Abbazia venne quasi completamente distrutta durante la Grande Guerra, ma fortunatamente i suoi proprietari si impegnarono per una ricostruzione quanto più fedele possibile all’originale.
Curiosità
Tre dei quattro gruppi di colonne presenti agli angoli del Chiostro sono annodati: queste colonne dette «ofitiche» racchiudono il significato dell’incrocio tra umano e divino, simbolo della doppia natura umana e divina di Cristo. Ma c’è un altro mistero che aleggia sull’abbazia: le due croci sopra i capitelli all’ingresso della Chiesa fanno pensare che l’Abbazia sia stata un presidio dei Templari… chissà, in fondo, fu proprio un cavaliere a portare fin qui le reliquie di Santa Bona...
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