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Il Passo di Boldo e la Strada dei Cento Giorni
Gallerie e tornanti vertiginosi fino al più ardito valico delle Prealpi Trevigiane
Dov'è
Cos'è e dov'è
Da Conegliano la Strada del Passo di Boldo (SP 635) dapprima sale tra morbide dorsali collinari e poi s'impenna con spettacolari tornanti verso il principale valico delle Prealpi Bellunesi. Il passo di Boldo mette in comunicazione i due versanti delle Prealpi Bellunesi, ovvero la valle del Soligo e la media valle del Piave. Si sale da Tovena, pittoresca frazione di Cison Valmarino, e si giunge a Sant'Antonio Tortal, frazione di Trichiana, dopo aver scollinato a 706 metri di quota in un paesaggio di pascoli e foreste.
Perché è speciale
Il passo, frequentato fin dall'età romana, ha avuto grande importanza dal Medioevo in poi per i traffici someggiati tra la regione adriatica e il Cadore. La strada odierna ricalca solo in parte il tracciato antico ed è stata al centro di una curiosa vicenda: invocata a lungo per rendere più agevole il passaggio tra l'Alto Trevigiano e il Basso Bellunese, verrà compiuta durante la Prima Guerra Mondiale in poco più di tre mesi per contingenti motivi strategici, donde l'appellativo di Strada dei Cento Giorni.
Da non perdere
Al giorno d'oggi la salita al Passo di Boldo dal versante trevigiano è una delle classiche del cicloturismo veneto, ma è una bella emozione anche percorrerla in automobile: 6 chilometri e mezzo con 18 tornanti vertiginosi, cinque ardite gallerie elicoidali a senso unico alternato, e una pendenza media del 7,5 per cento. Il passo del Boldo è poi punto di partenza per la salita al bivacco dei Loff (m 1100) lungo un sentiero molto panoramico, con viste che spaziano dalla Valmareno alle Dolomiti Bellunesi.
Un po' di storia
I progetti per rendere carrozzabile il passo di Boldo risalgono alla metà dell'Ottocento ma i lavori prenderanno il via solo nel 1914. Poco dopo scoppia la Prima Guerra Mondiale che nel 1917 vede gli Austriaci spingersi fino a Conegliano. Con lo spostamento del fronte sul Piave saranno dunque i genieri imperiali a compiere l'opera in fretta e furia. Questo è il retroscena della Strada dei cento giorni, appellativo che tuttavia suona meno epico per il ricorso al lavoro forzato di prigionieri e donne del luogo.
Curiosità
Risale all'età romana la consuetudine di fornire i passi montani di una struttura a presidio del luogo e assistenza dei viandanti. Succede così anche al termine della salita del passo di Boldo, dove sorge, documentata dal 1470, l'Osteria della Muda, cosiddetta perché vi si provvedeva alla 'muta' dei cavalli. Oggi la sosta è essenzialmente gastronomica, con un interessante menù di passaggio fra il Trevigiano e il Bellunese.
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