SHARRYLAND
Il Giro delle Borgate di Chiusa Pesio
Profumi, echi e ricordi da rivivere sul sentiero
Dov'è
Cos'è e dov'è
Dal Colle del Mortè al Pilone dell'Olocco, il sentiero si snoda tra boschi fiabeschi. Ci si concede un attimo di quiete per fare vagare lo sguardo tra le vallate, e giù per gli antichi viottoli verso borgate dai nomi antichi...
Perché è speciale
Le malghe abbandonate hanno un silenzio particolare, fatto di odore di fieno e di terra... Gli attrezzi agricoli sono in attesa di quel lavoro che era il loro ritmo, cullati dalla nenia lontana dei campanacci, forse immaginata. Dall'uscio scardinato di una stalla, un capriolo scappa quasi risentito, mentre il cielo limpido vibra dei richiami delle poiane, altissime e immobili.
Da non perdere
Per conoscere un luogo bisogna assorbirlo, assaporato, bisogna assaggiare, divorare golosamente l'esperienza che si fa cibo, il cibo che diviene esperienza. Proprio sul Colle, non bisogna lasciarsi scappare pranzi e cene dai sapori decisi, in cui la carne, le uova di cascina e i formaggi locali si impegnano degli aromi delle erbe selvatiche e dei vini corposi. E poi le Baite trasformate in rifugio accolgono il corpo e l'anima, ripropongono le antiche vie per entrare in sintonia profonda coi boschi e col cielo stellato.
Un po' di storia
Il Pilone dell'Olocco è, in realtà, una cappella, costruita nel XIXsec. grazie alle comunità di Chiusa e di Lurisia, che unirono forza ed energie nell'edificazione di questo edificio sacro sul luogo dell'antico Pilone. Un tempo la celebrazione religiosa, verso la metà di agosto, richiamava gli abitanti delle borgate vicine per assistere alla Messa e pranzare al sacco sui prati circostanti. Il nome si rifà all'allocco, rapace notturno un tempo diffuso in questi boschi, e di cui ancora ora si possono udire i richiami nel silenzio della notte.
Curiosità
Il Colle del Mortè deve il suo inquietante nome alle sanguinose battaglie tra le popolazioni locali e i Mori Saraceni che avevano I loro avamposti in Provenza. Le valli monregalesi (quelle intorno a Mondovì) sono caratterizzate da una parlata occitana diversa da quella delle altre vallate, la lingua del Kyè. Anche i tratti somatici dei loro abitanti presentano caratteristiche più mediterranee, con pelle olivastra e occhi e capelli castani.
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