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I tesori della chiesa di San Giuliano
Palladiana di primo acchito, barocca oltre la soglia: le inaspettate meraviglie di una chiesa fuori porta
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Cos'è e dov'è
San Giuliano era la chiesa di fronte alla quale si segnavano i viandanti poco prima di entrare in città da Porta Padova; documentata fin dal Trecento, a ricostruirla alla fine del Seicento sono stati i frati Minimi di San Francesco di Paola, attivi nell’ospedale annesso al loro monastero. La firma è del Pizzocaro (1605–1680), uno dei più fedeli interpreti dello stile avviato da Andrea Palladio nel secolo precedente. La facciata lo dimostra nello sviluppo delle alte lesene corinzie a sostegno di un timpano triangolare; sul colmo tre statue di un altro maestro vicentino, Angelo Marinali (1654 –1702): San Giuliano al centro; San Francesco di Paola e San Vincenzo ai lati.
Perché è speciale
Sorprendente… nobile all’esterno, addirittura sontuosa di là dalla soglia: un'unica navata, ampia e luminosa, palladiana di struttura ma barocca nei fastosi altari marmorei. Imponente, nel punto focale, è l'altare maggiore, sovrastato da cinque statue – Cristo risorto tra i santi Giuliano, Francesco di Paola, Gaetano e Vincenzo; alle loro spalle, il coro ligneo, di modo che le sacre figure si profilino su un prezioso sfondo vocale. A metà della parete destra, il pulpito, che incombe sull’aula, sorretto da telamoni, poderose sculture maschili tese nello sforzo; di là dalla porticina che li separa, il passaggio affrescato che conduce alla sacrestia.
Da non perdere
Visitata la chiesa una prima volta, è imperativo tornarvi nelle occasioni in cui l’organo diffonde nell’aula le sue note; uno strumento del 1843, fabbricato da un caposcuola dell’arte organaria veneta, Gio Batta De Lorenzi da Schio; ripristinato nel 2017 nella sonorità degli esordi, oltre che nella sua cornice pittorica, torna protagonista ogni anno nella rassegna organaria organizzata in autunno dalla Società del Quartetto di Vicenza.
Un po' di storia
Titolare della chiesa è San Giuliano di Anazarbo, martire dalmata al tempo dell’imperatore Diocleziano: figlio di un senatore romano, si convertì alla fede cristiana grazie alla madre e portò la sua scelta fino alle estreme conseguenze. Narra infatti il martirologio, che venne venne chiuso in un sacco pieno di serpenti e come se non bastasse precipitato a mare. E così, fatalmente avvinto da serpi velenose, viene rappresentato. Perché la chiesa gli sia stata dedicata non è chiaro, ma probabilmente per attinenza all’antica funzione ospedaliera del complesso.
Curiosità
La chiesa di San Giuliano è celebre per le sue campane che suonano a carillon più volte al giorno melodie sacre ma anche motivi popolari cari agli anziani che risiedono nell'adiacente complesso assistenziale. Dieci campane, la più antica delle quali, superstite di un gruppo del 1802, si deve ai De Maria, celebre famiglia di fonditori che aveva il proprio stabilimento poco distante dalla chiesa. Dettaglio significativo del loro rango, il fondatore di questa dinastia di artisti del bronzo, Antonio Maria De Maria, è sepolto proprio di fronte all'altare maggiore.
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