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Alle sorgenti del Po - 3 DI 4

Giro del Monviso - Giorno 3

Quando un viaggio è troppo bello, la tentazione di aggiungere una deviazione si fa irresistibile!

Il rifugio del Club Alpin Français si trova ai piedi della parete ovest del Monviso. Vista da questa parte la montagna ha un profilo possente, ma meno lirico del versante italiano. Gli amici francesi che ci siamo fatti durante il petit déjeuner non sono affatto d’accordo, ma si sa come son fatti i nostri cugini d’Oltralpe.

Il programma è quello di discendere per un tratto la valle del Guil e poi guadagnare il valico che ci farà rientrare in Italia. L’impressione è di essere già sulla strada del ritorno e sarà forse per questo che a un valico intermedio ci facciamo prendere da un’idea malsana: «E se ci facessimo questo tremila?». La vetta che ci tenta è il monte Losetta, 3054 metri per l’esattezza, che avremmo potuto raggiungere con una breve deviazione, visto che già eravamo oltre quota 2800.

Detto fatto e ci troviamo sul sentiero che si innalza lungo un’agevole cresta rocciosa. Nella parlata occitana di queste valli il termine ‘losa’ indica quel tipo di roccia che si sfalda in lastre e in effetti si ha proprio l’impressione di procedere sullo spigolo di una immane fetta di millefoglie.

Nel nostro piccolo, in vetta al monte Losetta (m 3054), sullo spartiacque tra Italia e Francia

Arrivati in cima senza particolari eroismi, ci godiamo la conquista distesi al sole su un lastrone inclinato. La croce metallica in vetta ha uno stipetto con un registro e provvediamo a rendere ufficiale l’impresa che potremo raccontare per lo meno ai nostri nipoti. Lo scenario è impressionante perché il Losetta è solo un risalto della dorsale che si sviluppa da ovest e est guidando lo sguardo fino alla cima del Monviso. Arrivarci non è stato gran che, ma adesso che ci guardiamo attorno una certa vertigine la si prova.

Un giovane esemplare di aquila reale, riconoscibile dalle parti ancora chiare del piumaggio

Inebriati dall’ascensione, il resto della giornata fila come se ormai fossimo padroni di quelle valli. Avvistiamo un’aquila reale, formidabile, ma per un momento abbiamo sperato che fosse un gipeto, il leggendario avvoltoio degli agnelli, che da qualche anno è tornato a volare sulle Alpi. Valichiamo lo spartiacque al Col de Vallant, quota 2815, e prendiamo a scendere lungo il vallone che alla fine si connette alla Val Varaita. Si viaggia su un sentiero di mezza costa che a un certo punto apre la vista su un laghetto, a margine del quale poi individuiamo la nostra meta, il rifugio Vallanta, quota 2450.

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