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Fano: il Carnevale più antico d’Italia

Ma anche il più dolce

Dov'è

Marche

61032 Fano PU, Italia (14m s.l.m.)

Indicazioni stradali
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A Fano il Carnevale è più di una semplice festa, è un evento culturale con cui si identifica la città. Questo perché Fano vanta il Carnevale più antico d’Italia, documentato da un manoscritto datato 1347 ancora conservato. Da quell’epoca il Carnevale è stato puntualmente celebrato; un comitato organizzativo con passione si occupa ogni anno di allestire l’evento con l’ausilio dei maestri dell’antica arte della cartapesta che preparano le gigantesche strutture mobili, sempre nuove per soggetti e temi. Il risultato è una festa colma di gente allegra e giocosa che attende con ansia la sfilata dei carri. Ogni anno è una sorpresa, ogni anno è una gioia, un caleidoscopio di forme, suoni e colori che scaldano i cuori di tutti i presenti. L’attesa, però, non finisce con l’avvistamento dei primi carri. Ci sono almeno tre elementi caratteristici del Carnevale di Fano che sono considerati davvero imperdibili, ed ognuno ha una sua storia da raccontare.

01-gettoUn ombrello rovesciato è sempre utile durante il Getto

Il Getto

Dal carnevale, si sa, si torna a casa ricoperti di coriandoli, ed è una delle gioie di questa festa. A Fano però, capita di vedere persone munite di ombrello nonostante la giornata non prometta pioggia… Non vorranno mica ripararsi dai coriandoli, vero? In effetti no. Se è la prima volta che partecipate al Carnevale di Fano vi renderete presto conto che gli ombrelli vengono aperti, sì, ma al contrario e usati come dei catini. Altre persone sfoderano dei coni in cartone e li alzano verso l’alto. La folla aumenta, si accalca, i carri stanno sfilando ed è giunto il momento: comincia il Getto. Una pioggia fitta cade sulla folla: cioccolatini, caramelle, dolcetti, e tutti cercano di acchiapparne quanti più possibile, magari proprio con gli ombrelli-catini che catturano questa dolcissima pioggia fatta di quasi duecento quintali di dolcuimi. Non c’è dubbio, il Getto rende quello di Fano uno dei Carnevali più dolci che ci siano! Ma questo lancio non è solo fine a sé stesso, come promesso, ha una sua storia: i figuranti dei carri lanciano i cioccolatini così come i contadini lanciavano le sementi sui campi, gesto che viene ripetuto ogni anno come auspicio di (dolcissima) prosperità.

02-vulonVulon del 2011

Il Vulòn

Tra la processione dei carri spicca quello del «Vulòn», icona carnascialesca fanese, maschera dello spaccone borioso, che termina la sua sfilata il giorno di Martedì Grasso tra le fiamme, per portare via con sé l’inverno. Il suono del nome riporta ad echi francesi e, in effetti, questa figura grottesca nasce in epoca napoleonica. Proprio in quel periodo di dominazione francese, c'erano dei personaggi che calcavano spesso le strade della città: erano i banditori di editti che, impettiti e con voce tonante annunciavano ai cittadini le nuove leggi e spesso le nuove imposte. La frase di rito che introduceva nuovi obblighi e tasse conteneva l’espressione: «...nous voulons et nous ordonnons...» che tradotto in italiano significa «...vogliamo ed ordiniamo che…». Neanche a dirlo, i banditori erano odiati dalla gente che iniziò a chiamarli Vulon. Il loro disprezzo era tale che la comparsa della maschera e del carro allegorico canzonatori e dissacratori fu un passaggio tanto naturale quanto inevitabile. Il Vulon, nonostante le sue radici antiche, è decisamente al passo coi tempi, ed ogni anno prende le fattezze di personaggi o situazioni che si sono distinti nell’ultimo periodo per la loro boria e arroganza.

03-musica-arabitaLa band della Musica Arabita

La Musica Arabita

La sfilata viene accompagnata da una banda folkloristica di Musica Arabita. Schierati su un carro a loro dedicato, questi musicisti esibiscono gli strumenti più bizzarri come campanacci, caffettiere, ombrelli e quant’altro di improvvisato. Il nome, Musica Arabita è, anche questa volta, legato all’origine di questo genere. Torniamo di nuovo nell’800, ma questa volta verso la fine, quando il popolo, operai, contadini e marinai, stanco del divario sociale che esisteva tra loro e la classe nobile, decise di reclamare a gran voce la propria esistenza e i propri diritti. Quello che fecero, però, non fu assolutamente violento, anzi, iniziò come un gioco, una presa in giro, fino a diventare un vero e proprio genere musicale folklorico. Arabita in dialetto locale significa «arrabbiata» perché, come abbiamo detto, questa nuova musica era una reazione alla musica colta dei salotti dei nobili. Non violini e pianoforti, ma attrezzi del lavoro quotidiano sbattuti insieme a creare un gran fracasso. Con il tempo la rabbia passò, la reazione divenne tradizione e gli strumenti cambiarono, o meglio, mantennero la loro bizzarria, ma divennero capaci di produrre suoni più armoniosi, tanto che nel 1929 nacque ufficialmente la band folklorica che ancora oggi ci allieta con tanta energia.

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Misteriose sono le maschere che popolano il Carnevale, volti celati e carri fantasmagorici che sfilano durante i giorni di una festa che a Fano affonda le sue radici più profonde.

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