SHARRYLAND
Dov'è
Misterioso e affascinante è il mare prospiciente alla città, il cui ventre sconfinato nasconde ricchezze che i pescatori fanesi conoscono come pochi altri, loro che dai profondi abissi le hanno portate alla terra
Una passeggiata nel porto
La risacca del mare pulsa nel cuore della Fano marinara. La città è legata indissolubilmente all’Adriatico che maestoso la fronteggia. Il Porto rappresenta il centro di questo legame con la sua attività commerciale e turistica, erede di un retaggio antico, che ancora si conserva in luoghi estranei allo scorrere del tempo. Percorrendo la passeggiata del Lisippo che dalla spiaggia di Sassonia termina in direzione del porto turistico Marina dei Cesari con la riproduzione della statua dell’omonimo scultore greco, ritrovata in queste acque, si ha già un primo scorcio sull’unicità dell’ambiente portuale da un lato e sulla vastità del mare dall’altro.
Nel mondo dei pescatori
Ma è camminando nel Molo dei Trabucchi, punteggiato dalle palafitte usate dai pescatori, o per «El Gugul», il quartiere che di quei pescatori è il simbolo, che si prende il largo verso la storia marinara di Fano. Questo luogo, che deve il nome ad un particolare tipo di rete da pesca, è una via dove tutti si conoscono, dove ci si chiama e riconosce solo attraverso ironici soprannomi, pronunciati nel vernacolo criptico accessibile solo a chi da generazioni lo intende. I pescatori che qui abitano e abitavano partivano per intere a caccia di fauna ittica per sfamare loro stessi e le famiglie, vivendo avventure da Odissea che tempravano il corpo e lo spirito rendendoli nerboruti come cime da ormeggio. Se si è fortunati si possono ancora sentire queste storie raccontate davanti ad un bicchiere di Moretta o lungo le darsene dalla viva voce di chi le ha vissute.
Sulle tavole del porto
I piatti tipici della cucina fanese sono arrivati nelle tavole delle case e dei ristoranti percorrendo lunghe rotte direttamente dalle barche dei pescatori. Il legame che stringe Fano con la pesca infatti è visibile meglio che in ogni altro luogo proprio nella cucina. Ogni buon marinaio doveva saper essere anche cuoco, in grado di arrangiarsi nei lunghi giorni passati al largo. Il piatto tipico con cui si identifica Fano è proprio quel Brodetto con cui i pescatori si ristoravano dalle fatiche del lavoro. E dopo tanto mangiare, i pescatori avevano bisogno di qualcosa con cui concludere il pasto e che soprattutto li rinfrancasse in vista delle lunghe notti insonni passate a sondare i fondali marini. Da qui, e dalla necessità di non sprecare nessun fondo di bottiglia, fu creata quella che oggi è la Moretta, un caffè corretto con una miscela di liquore a base di anice, rum e brandy. Il risultato è invitante già dall’aspetto con i tre strati di liquore, caffè e crema che formano un tricolore che preannuncia un sapore dolce ma forte. Sorseggiandola ad occhi chiusi, si può immaginare l’incresparsi del mare che scuote la chiglia delle navi dove fu creata.
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