SHARRYLAND
Erto, o del silenzio
La memoria del disastro della Diga del Vajont, monumento nazionale nel 1976
Dov'è
Cos'è e dov'è
Un po’ mi assopisco lungo la strada cullante per Belluno. Abbiamo da poco passato Barcis, un piccolo comune affacciato su uno specchio d'acqua color smeraldo, e ora risaliamo il corso del Torrente Cellina, che ci conduce fino a Cimolais. Siamo quasi arrivati, quando incontriamo sulla nostra strada un minuscolo centro abitato che sembra abbandonato. Il paese è diviso a metà dalla strada regionale 251: la parte superiore è quella più moderna, mentre la porzione inferiore ha un sapore più antico e tradizionale. Si presenta alla vista come un agglomerato di costruzioni poste un pendio scosceso a strapiombo sulla valle del Vajont. Siamo arrivati ad Erto.
Perché è speciale
Questo paese è due volte speciale, da un lato per la meraviglia delle sue architetture, dall'altro per la pesantezza dei ricordi che impregna le sue strade. Costituito prevalentemente da case a torre, il borgo è tanto peculiare da essere stato dichiarato monumento nazionale nel 1976. Ad un tratto, scendiamo lungo una ripida scalinata che ci riporta indietro di cinquant'anni, dove il tempo si è fermato alle 22:39 del 9 ottobre 1963. Infatti, Erto è il paese simbolo del disastro del Vajont, terzo luogo del cuore del Friuli-Venezia-Giulia.
Da non perdere
Per gli appassionati, viste le grandi montagne che svettano nel territorio comunale di Erto, non si può non nominare la falesia di calcare strapiombante, una palestra d'arrampicata di fama europea. Ma chi (come noi) non fosse amante dello sport, potrebbe venire qui la sera del Venerdì Santo per assistere alla Sacra Rappresentazione della Passione, una delle più importanti manifestazioni folcloristiche di Pasqua dell'intero Nordest italiano.
Un po' di storia
Erto, oggi capoluogo del comune sparso di Erto e Casso, ha le sue origini nell'età romana, mentre quelle della frazione principale sono attestate nel secolo XI. Alla fine degli anni Cinquanta la comunità era profondamente legata all'economia agricola tradizionale e al piccolo commercio ambulante. Nel 1963 la frana del Monte Toc nel bacino idrico segnò profondamente la vita del paese, dove le vittime furono 347. Successivamente l'abitato subì un grave spopolamento che oggi si cerca di contrastare con numerose iniziative.
CuriositÃ
Erto Vecchia offre una possibilità straordinaria, che è quella dell'albergo diffuso. Il progetto, nato negli anni Settanta proprio in Friuli-Venezia-Giulia, consiste in una sorta di sostenibilità turistica: vengono così recuperati diversi antichi edifici nei piccoli borghi come questo, adibendoli a strutture ospitali. La principale differenza con l'albergo classico, dunque, è quella di avere i singoli alloggi sparsi per le vie del paese, pur mantenendo una reception centralizzata.
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