SHARRYLAND
Dov'è
Eccomi di nuovo in viaggio, sulla provinciale dei Colli, alla volta di Cortelà, frazione di poche case sul colmo di un poggio che è tutto un vigneto. Dalla strada si stacca una breve salita che con tre ampie curve guadagna qualche decina di metri e lo fa con tale armonia che vien da chiedersi quale maestro le abbia disegnate. Un filare di vecchi tigli ombreggia il passo e mi lascio andare felice al ronzio delle api che approfittano della loro fioritura.
Le viti, spiegano, sono piantate ‘a ritocchino’, ovvero risalgono il versante lungo le linee di massima pendenza, e in questo caso fanno convergere lo sguardo verso il colmo, dov’è la chiesa dei Santi Nazario e Celso. Pittoresco. Altrimenti i filari possono seguire le linee di livello e allora il vigneto si direbbe ‘a girapoggio’. C’è della poesia anche nell’agricoltura.
Un trattore passa e ripassa tra i filari per falciare la striscia d’erba che li separa e alla fine il risultato è degno d’un giardino. Raggiunto il colmo, lo sguardo spazia tutt’intorno sulla campagna, dalla pianura ai colli retrostanti. Risulta facile, allora, cogliere il senso del nome Cortelà, dal tardo latino Curtis-lata, corte grande, nell’accezione medievale del termine: una tenuta agricola a dominio della quale era il nucleo abitato dal possidente e dai suoi contadini.
Dal borgo la strada s’inoltra tra le morbide ondulazioni del Monte Versa, che a definirlo tale è fin troppo generoso, e poi sale verso il Monte Vendevolo, fratello minore del Venda. La vigna è padrona del paesaggio, avendo conquistato spazio anche ai versanti più impervi modellandoli a ciglioni. Un mare verdeggiante, punteggiato solo da olivi e ciliegi, coltivazioni storiche, con filari di cipressi per la scenografia all’ingresso delle fattorie.
Sugli Euganei hanno fatto le cose sul serio studiando la vocazione enologica di ogni suolo: questi sono posti, per esempio, da grandi rossi, Merlot e Cabernet Franc, ragion per cui oggi mi toccherà scegliere un piatto adeguato. Come i popolarissimi bigoi co l’arna, vermicelli al torchio con ragù d’anatra; un tempo di precetto per la Madonna del Rosario, ai primi d’ottobre; oggi non conoscono più stagione e se ne capisce subito il perché. Oppure, leggo, il piatto del giorno: fagiano arrosto con le ciliegie, perbacco!
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Indice
INTRODUZIONE
Le cinque giornate di Vo’
1 di 6
Vo’ Vecchio e il canale del Bisatto
2 di 6
Zovon e la trachite del Rovarolla
3 di 6
Vo’, Città del Vino
4 di 6
Cortelà e le vigne del Monte Versa
5 di 6
Boccon e la Forca del Diavolo
6 di 6
Dal Monte Venda a Venezia...
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