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Chiesa di San Pietro in castrum di Carpignano Sesia
La chiesa, i santi e le sirene
Dov'è
Cos'è e dov'è
Il castello è il nucleo storico più antico del borgo di Carpignano Sesia. Era ed è costituito da molti ambienti di uso popolare addossati gli uni agli altri. Una facciata ancora spicca fra le altre, che pure provano a soffocarla. Ha una fascia centrale più alta e una finestra tonda sopra un portale: la chiesa di San Pietro in Castello. Si presenta come un edificio a pianta basilicale, con tre navate che terminano in altrettanti absidi, di cui la centrale e maggiore ha conservato quasi integralmente la struttura architettonica originaria.
Perché è speciale
Anche il retro merita di essere ammirato. All’esterno la muratura dell’abside è scandita da lesene in 7 specchiature coronate da coppie di archetti pensili sorretti da mensoline sagomate. Si notano, però, anche strane aperture: una porta e due finestre che poco hanno a che fare con l’architettura religiosa: risalgono all’epoca in cui la chiesa fu sconsacrata e data a privati. Un altro aspetto caratteristico è dato dalla differenza di tecniche e materiali di costruzione tra la parte inferiore e quella superiore, dovuta probabilmente ad una interruzione e successiva ripresa dei lavori.
Da non perdere
Una volta entrati, ammiriamo il ricco apparato pittorico, tornato alla luce grazie a una sapiente opera di restauro. Di grande impatto storico-artistico sono le pitture presenti nell’abside, risalenti ad un periodo compreso tra il 1140 e il 1160. Rappresentano un unicum a livello Europeo, sia per lo stile di realizzazione che per i contenuti teologici. Questo ciclo si presenta articolato in tre fasce sovrapposte, con Cristo seduto in un trono ornato di gemme e pietre preziose, affiancato dagli Apostoli e da una figura femminile, ricondotta alla Chiesa. A loro si aggiungono animali fantastici, pesci, un barcaiolo e un pescatore.
Un po' di storia
La chiesa è stata costruita nella prima metà dell’XI secolo. Nel 1141 passò di proprietà ai monaci cluniacensi del priorato di Castelletto Cervo entrando così a far parte di una rete europea che comprendeva chiese, abbazie e priorati. Dopo un progressivo abbandono (XV-XIX secolo) l’edificio venne sconsacrato e venduto a privati, che ne modificarono la struttura interna mediante tramezzi e utilizzandolo per banchetti, come cantina, deposito, granaio e abitazione. Oggi la chiesa appartiene al comune ed è tornata a mostrare i suoi tesori dopo un attento restauro.
Curiosità
Nel 1663 il vescovo di Novara diede ordine di «scancellare le pitture nel choro rese indecenti». Fortunatamente ci si limitò ad imbiancare a calce gli splendidi affreschi, che in tal modo sono giunti fino ad oggi. Dallo strato di calce affioravano così le tracce di «antichissime pitture, ignote di nome e di fatto». Echi della vita rurale di questi luoghi si trovano invece nella «Cantina del Torchio», sulla via centrale del castello. Qui è collocato un monumentale torchio a peso realizzato con un tronco di olmo della lunghezza di 13 metri e utilizzato per la spremitura delle uve.
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