SHARRYLAND
Dov'è
Nel museo diocesano di Cittadella
L'ingresso del piccolo museo d'arte sacra di Cittadella è un po' defilato, nella piazza del Sagrato, sul retro rispetto al Duomo. Abbiamo la fortuna di visitare il museo una sera, ben prima dell'apertura ufficiale avvenuta nel maggio del 2021, accompagnati da don Luca, che ci racconta la lunga sfida di questo progetto. Nell'ultima sala ci aspettano le due opere più preziose: un quattrocentesco «Compianto sul Cristo morto» e la «Cena in Emmaus», opera del bassanese Jacopo da Ponte, commissionata il 19 agosto 1537 e pagata 60 ducati. Proprio della Cena in Emmanus ci parla Vittorio Cecchetto, musicista e scrittore cittadellese, nel suo libro Cittadella monamour (Biblos, 2021). E la racconta così...
Leggiamo la tela
«Jacopo si mette al lavoro. La tela è rischiosa per tante ragioni. Troppe. Mette in scena il finale del racconto evangelico. I discepoli sono a cena con l'Ospite sconosciuto che li ha accompagnati durante il cammino. Sul tavolo ci sono un bicchiere di rosso e le ciliegie di Marostica, segni della passione. In alto, sopra a un tirante di ferro, una rondine - troppo in anticipo sulla stagione - simboleggia la risurrezione. Sullo sfondo il Grappa e la vita quotidiana che prosegue lenta, sempre uguale: un uomo si riposa ai piedi di un albero, due innamorati sotto una nicchia incuranti di tutto, i servi in cucina che preparano i pasti spostando curiosi una tenda. Forse i primi a cogliere il prodigio che si compie nella normalità di una giornata qualsiasi. Un gatto, figura satanica, è in agguato sulla fede, assopita come il cagnolino ai piedi di uno dei discepoli.»
Echi di storia contemporanea, tra le righe
«I due discutono, non si sono ancora accorti delle dita alzate nel gesto di benedizione che rivelerà la natura divina dell'Ospite. Forse Jacopo ha intuito la crisi che si avvicina e la disputa tra i discepoli allude allo scontro delle fazioni che stanno per fronteggiarsi: Riforma e Controriforma inizieranno un confronto durissimo che si protrarrà per mezzo secolo. Cristo è al centro, quasi dimenticato, i contendenti lo ignorano, presi dalla controversia. Il dibattito è serrato ma civile, la scena ha toni pacati, prudenti, i volumi sono armoniosi, dal cromatismo composto. È un raccoglimento diffuso che restituisce lo spirito di una quotidianità semplice, rurale, poco sensibile alle beghe e alle velleità dei poteri mondani.»
In equilibrio
«Il dipinto è un miracoloso equilibrio. Una sintesi teologica che tutti possono comprendere. Sono temi d'attualità e allusioni dottrinali dosate con misura. L'artista evita ogni rischio, guai a scivolare in pericolose prese di posizione. Jacopo non si schiera, c'è troppo in gioco. La Chiesa stessa non sa ancora quale sarà il suo futuro. Servirà un nuovo Concilio, a Trento nelle terre più coinvolte dalla ribellione, per tracciare la via da percorrere.»
Il racconto di Vittorio Cecchetto prosegue con arguzia e ironia... Il nostro, invece, si ferma qui.
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