SHARRYLAND
Buonanotte Contemporanea
Un territorio fragile, un racconto innovativo, una nuova linfa vitale
Dov'è
Case in pietra, ruderi, crepe e vuoti lasciati da edifici che non ce l'hanno più fatta a reggersi in piedi. Porte accostate o rotte, che lasciano spiragli su spazi interni che ancora non si capacitano del vuoto che ormai vi ha preso dimora. Ma anche porte chiuse scrupolosamente da chi, forse, sperava di tornare. Vicoli di pietra, vicoli vuoti, vicoli che sembrano sentieri di un giardino selvaggio, con erbe e piante che spuntano da ogni lato. E poi il baratro. Un lungo salto giù dal pendio, fino al piccolo borgo di case nuove, ordinate, e poi ancora oltre, fino alla valle, da dove risalire ancora sui monti circostanti. È un paesaggio che si ammira col fiato sospeso, ben consapevoli che il vuoto non è solo quello davanti a noi, ma anche quello che si è impadronito del borgo.
Questo è il borgo di Buonanotte. Un borgo fantasma, abitato soltanto dai ricordi polverosi del passato. Ma anche, un’opportunità: avendo perso la sua funzione di centro abitato, è l’ambiente perfetto dove sperimentare qualcosa di nuovo. È così che nasce un progetto che unisce architettura, arte, natura e cultura, promosso dal Comune di Montebello Sul Sangro, sostenuto da Regione Abruzzo, ideato da CASaA architetti, e realizzato da tre artisti diversi: Adrian Shalsi, Vincenzo Marsiglia e Jasmine Pignatelli. Questo e molto di più è Buonanotte Contemporanea. Ogni artista ha realizzato una struttura capace di unire il lato funzionale di consolidamento degli edifici danneggiati del borgo, alla poetica di forme e colori capaci di ridisegnare lo spazio, alterare il tempo e coinvolgere le pietre abbandonate, la natura che le ricopre e la cultura che ha prodotto questo luogo in un’unica, armoniosa danza.
BN_L_AIFE_20_295 di Artan Shalsi è la prima opera che ci accoglie lungo il cammino. Si accosta ad un muro come una trave di sostegno, un puntello, ma la sua superficie è ben lontana dal dare l’idea di solidità che una struttura di questo tipo dovrebbe avere. L’artista l’ha ricoperta di una superficie a specchio per permetterle di accogliere in sé tutto il paesaggio circostante: muri, cielo, vegetazione si alternano a seconda del punto di osservazione. Il suo volume si riempie quindi di una narrazione fluida e cangiante che riunisce gli elementi naturali, storici e culturali del borgo.
Kaleidoscope, di Vincenzo Marsiglia è la seconda installazione. Una capsula di metallo, vetro e pellicola dicroica. La sua struttura di base è una stella, e proprio le pellicole proiettano una moltitudine di colori sulle superfici circostanti, creando un effetto, per l'appunto, caleidoscopico. La luce è la chiave: è un elemento vitale, di speranza, di fiducia nel futuro, verso il quale l'opera si protende. Kaleidoscope, infatti, è collocata in una zona scoscesa fra due edifici, e si affaccia sul borgo nuovo, Montebello sul Sangro.
A Broken Line di Jasmine Pignatelli conclude il percorso. Una linea metallica spezzata, che alterna pieni e vuoti. Ha la sorprendente capacità di rappresentare l’instabilità della natura e del borgo in cui si trova, ma, allo stesso tempo, di annullarla grazie al sostegno che garantisce ai due edifici a cui si appoggia. È un po’ come se le stesse frane che hanno distrutto il paese si fossero fermate a riflettere e, pentite, avessero cercato di porre rimedio, per quanto possibile, alle loro azioni.
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