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Borgo San Giuliano a Rimini: i murales e la storia
Le stradine strette, le case, basse e colorate, i suoi murales
Dov'è
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Cos’è e dov’è il quartiere San Giuliano
È bello passeggiare per il borgo, perdersi nei vicoli colorati, alla ricerca degli angoli di verde, delle piazzette animate, dei murales che si sono aggiunti di anno in anno nella totale anarchia che diventa insieme caos e armonia. Potete trovarci la Gradisca, mollemente adagiata su un divano, Fellini col suo cappotto cammello, Giulietta Masina nei panni di Gelsomina, Scureza con la sua moto rombante, la Tabaccaia col suo scollatissimo golfino celeste.
Da non perdere: i murales più belli
Ma quelli che emozionano di più sono i murales dedicati agli abitanti che hanno fatto la storia del borgo, il pescatore, il fiaccheraio, la caldarrostaia, e soprattutto il curiosissimo murales dei soprannomi, «E mur di soranom», ideato da Tonino Guerra: un censimento dei vecchi abitanti che, accanto ai nomi dei morti, aggiunge i loro soprannomi strampalati, La Nina Cioda, Cativéria, Mezmilion, Pirinela, Belabarba, Scureza.
Da non perdere
Quello che non potete perdere a Borgo San Giuliano, a parte una sosta godereccia in uno dei numerosi localini, per un drink o una cena, è la visita all’emblema di Rimini, il Ponte di Tiberio, il ponte romano che costituisce il primo tratto della mitica via Emilia, cinque arcate in pietra d’Istria, tutte diverse e miracolosamente intatte, decorate da finestre cieche. Intorno è stata costruita da una parte la Piazza sull’acqua, uno spazio verde attrezzato che consente a cittadini e turisti di sostare e sedersi, dall’altra una passerella di legno. Tra l’una e l’altra centinaia di boe che di giorno si caricano di luce e di notte scintillano sull’acqua.
Un po’ di storia
Borgo San Giuliano è nato in epoca medievale e si è sviluppato intorno all'abbazia omonima, dall’altra parte del fiume rispetto al centro storico. Era un borgo di pescatori e di fiaccherai, i conducenti dei fiacre, le carrozza a cavalli; nell’Ottocento era un luogo un po’ malfamato e, soprattutto, un covo di anarchici.
Curiosità: un quartiere sopravvissuto
In epoca fascista venne demolita tutta la parte affacciata sul Marecchia. Una ripercussione contro gli abitanti, che avevano fatto del borgo una roccaforte della resistenza romagnola al fascismo. «Un atto di prevenzione e di redenzione sociale» disse il regime, ma era pura e semplice vendetta. Sembra quasi che gli architetti ce l’abbiano col borgo: negli anni ‘70 del Novecento un ulteriore progetto di risanamento ne prevedeva il completo stravolgimento. Gli abitanti, indignati, organizzarono la Festa del Borgo contro lo sciagurato progetto, cominciarono a ristrutturare le case da soli e a fare i primi murales, riuscendo a bloccarlo. E non hanno più smesso.
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