SHARRYLAND
Dov'è
Cos'è e dov'è
Situato in prossimità del confine con la provincia di Perugia, Apecchio è un antico borgo tra gli Appennini, agli sgoccioli delle Marche. L’alito salmastro del vecchio Adriatico è sconosciuto alle genti di qui che respirano a pieni polmoni l’aria salubre e odorosa dei boschi circostanti. Il territorio comunale di Apecchio, infatti, pur arroccato sul terrazzo fluviale formato dalla confluenza del Biscubio con il Menatoio, si protende fino alla vetta del Monte Nerone (1526 metri), offrendo un'articolata varietà di paesaggi.
Perché è speciale
Montagna, colline boschive, ampie vallate, prati verdi e ovunque rivoli di acque cristalline, talvolta anche oligominerali e sulfuree: l’ambiente è talmente ricco da divenire una meta imperdibile per tutti gli amanti dello sport e delle attività all’aria aperta. Un angolo di paradiso che propone a ciascuno l’attività che gli è propria: dalla scalata al trekking, dalla mountain bike alle passeggiate a cavallo, fino al canyoning e alla pesca sportiva. Per gli amanti del relax, semplici passeggiate tra mulini, torri e chiesette arroccate seducono lo sguardo e la macchina fotografica.
Da non perdere
Come una pagina di introduzione sapientemente scritta tiene incollati gli occhi del lettore fin dalle prime righe, così lo splendido ponte romanico a schiena d’asino di epoca tardo-medievale cattura il turista e lo invita ad assaporare le atmosfere che avvolgono Apecchio. Le pietre degli edifici narrano la storia di antiche civiltà fino all’avvento dei conti Ubaldini, il cui omonimo Palazzo domina il centro del Paese. Da non perdere la visita al quartiere ebraico: le abitazioni basse, il forno per la cottura del pane azzimo e il vicoletto che divideva le case dei cristiani e degli ebrei.
Un po' di storia
Una chicca di storia minore. Per tutti gli apecchiesi il ponte medievale è il Ponte di Ghighetta, soprannome di Agostino Pazzaglia (il nonno del professor Sandro Pazzaglia), titolare della locanda ai piedi del ponte. Agostino era solito strimpellare una vecchia fisarmonica il cui ritornello faceva «Ghi Ghe, Ghi Ghe» e da qui… Ghighetta!
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