SHARRYLAND
Alpages ouverts – Alpeggi aperti
Nelle baite d'alta quota per scoprire i segreti della fontina
Dov'è
Cos'è e dov'è
«Alpages ouverts» è la manifestazione a carattere regionale che ogni agosto spalanca le porte delle baite ancora attive nella produzione del più celebre formaggio valdostano, la fontina. Il termine 'alpeggio' sta a indicare un luogo, un pascolo d'alta quota, ma anche un'attività, l'allevamento e la produzione casearia che con risultati inimitabili vi si svolge. Da una valle all'altra le baite aperte al pubblico si avvicendano, ma fulcro della manifestazione può essere considerata Valtournenche, se non altro perché vi si trova anche un museo, "Maison de l'alpage," dedicato alla realtà di questa antica tradizione agricola.
Perché è speciale
Entrare nel vivo di una giornata in alpeggio è un'esperienza indimenticabile senza limiti d'età, da raccontare. Innanzi tutto, la soddisfazione di raggiungere certe baite perse tra le montagne di questa particolarissima regione. Poi, l'incontro con il pastore e con le vacche valdostane, piccole e rustiche, autentiche montanare, assai fotogeniche. Quindi, la partecipazione al sorprendente rituale della trasformazione del latte in formaggio, del quale si ha ovviamente assaggio estemporaneo, con quel che d'ineffabile che l'esperienza aggiunge a un sapore di per sé già intenso grazie al foraggio d'alta quota.
Da non perdere
La visita alla Maison de l'Alpage, la Casa dell'Alpeggio, che si trova nel centro storico di Valtournenche, all'ombra del campanile della chiesa di Sant'Antonio. La bellezza di questo museo etnografico sta innanzitutto nel fatto di essere allestito in un antico 'rascard', edificio destinato alla conservazione dei cereali, composto da un basamento in muratura, da un corpo in tronchi di legno a incastro e da un tetto in lastre di pietra. All'interno, il percorso museale illustra la dinamica dei cento giorni estivi durante i quali le mandrie frequentano le praterie d'alta quota e la produzione casearia avviene in baita.
Un po' di storia
“In Valle d’Aosta i pascoli sono eccellenti e i formaggi sono buoni, e filano quando sono posti sul fuoco o sui cibi.” È una citazione tratta dalla Summa Lacticinorum, scritta nel 1477. Solo per dire che già allora tra queste valli aleggiavano profumi di formaggi e di fondute, ma ben più antica è la tradizione casearia regionale. Un registro dell'Ospizio del Gran San Bernardo, datato 1717, è invece il primo documento ufficiale che riporta il termine ‘fontina’. L'etimologia è incerta, forse è il nome dell'alpeggio che fu all'origine della vicenda del più caratteristico dei formaggi valdostani, oggi tutelato da un apposito consorzio, che già nel 1957 apponeva il suo marchio su 50mila forme.
Curiosità
Tra i tanti motivi d’orgoglio della più piccola regione italiana rientra anche una razza bovina indigena, la Pezzata Rossa Valdostana, che probabilmente ha ascendenze tra i bovini di origine nordeuropea introdotti in Italia dai Burgundi verso la fine del V secolo. Presente anche in varietà Castana e Pezzata Nera, la vacca Valdostana è a norma di legge l’esclusiva fornitrice di latte per la produzione della Fontina Dop. Inoltre è singolare la tradizione di assecondare queste vacche nei combattimenti testa a testa, che servono per determinare le gerarchie all’interno delle mandrie. Così in estate ogni valle organizza un suo torneo, la "Bataille des Reines", per eleggere la ‘regina’ destinata alla sfida finale nell’arena di Aosta, in ottobre.
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