SHARRYLAND
Dov'è
Cos'è e dov'è
Un imponente rudere circondato da boschi secolari sulle colline dell'Uccellina è ciò che resta di una delle strutture romaniche più importanti della Toscana Meridionale: una volta potente centro del potere ecclesiastico e oggi misteriose rovine. Raggiungibile da uno dei percorsi più panoramici del Parco della Maremma, incanta per la difficile lettura dei suoi resti: molti interventi di costruzione e ricostruzione, uniti all'inclemenza dei secoli, hanno ridotto in ruderi quello che gli studi descrivono come una struttura di almeno due piani, con pavimenti in cotto e copertura in pietra.
Perché è speciale
Aggirandosi tra le rovine si possono riconoscere un cortile centrale con cisterna, resti di canalette per la raccolta delle acque piovane, una entrata carrabile ed una più piccola, un ambiente provvisto di forno vicino alla torre dell’Uccellina e una struttura circolare, preesistente torre d’avvistamento, ritenuta il nucleo più antico del complesso. Si individuano poi ambienti ad uso di lavatoio, forse uno scriptorium. Tracce della vita di un tempo che sembrano sussurrare con una voce flebile e lontana. Ad ascoltarli si ricordano i fantasmi della leggenda della chioccia d’oro, che si sarebbero aggirati proprio in queste terre.
Da non perdere
Da non perdere le visite guidate «evento» al tramonto e in notturna che rendono unica e affascinante la visita. Immaginate di trovarvi sotto i resti delle volte costolonate della chiesa, o tra l’abside centrale e le più piccole laterali con lavorazioni ad archetti pensili nel sottotetto, colpiti dagli ultimi raggi del giorno. O ancora, intenti ad ammirare i marmi policromi dei pavimenti, risplendenti nella luce della luna. E vi siete mai chiesti quali emozioni possa risvegliare in voi l’unica rampa di scale sopravvissuta nel campanile, che emerge dalle ombre della notte per poi dissolversi nuovamente in esse?
Un po' di storia
Il complesso, sorto nell’XI sec. come insediamento benedettino cassinese, raggiunse il pieno sviluppo nel corso del secolo successivo, tanto che Papa Innocenzo II trasferì all’Abate il controllo di tutti i monasteri riformati fino al confine laziale. Dopo un probabile declino nel XII secolo, nel 1303, Papa Bonifacio VIII incaricò il priorato pisano dei cavalieri di Gerusalemme di «vigilare, custodire, difendere, amministrare le terre e il monastero di Alberese». Fu forse per questo che in un documento del 1336 comparve per la prima volta il termine «Fortilizio» relativo a S. Rabano. Nel XIV sec. il dominio del monastero fu causa di discordie fra Pisa e Siena e nel 1438 fu quest’ultima che fece smantellare l’Abbazia.
CuriositÃ
Il complesso abbaziale di San Rabano, viene indicato nei primi documenti come Monasterium Arborense o Monasterium de Arboresio o Alberese. L’etimologia più probabile sembra inerente ad albarium, bianco, riferito alla pietra biancastra dei monti dell’Uccellina. Rimane tuttavia incerta e in parte sovrapponibile l’origine legata ad arbor, albero. Attualmente è conosciuto come San Rabano, derivato, secondo alcune teorie, dell’uso improprio e arbitrario della citazione Sancti Rafani Praeceptor, costruttore di San Rabano, chiesa terminata nel 1587 in Alberese.
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